Diventare mamma è meraviglioso. E lo prova il fatto stesso che sono qui che ci penso ancora nonostante sia ormai l'una di notte e la giornata con la cucciola sia volta al termine non senza fatica (oggi vaccino ma questa è un'altra storia).
Inevitabilmente, mentre il momento del parto si avvicinava, in me aumentava la “mammite”, ossia il mio istinto materno, che era rimasto assopito per trent'anni (potrei dire più che altro sepolto nel profondo, molto nel profondo tanto da dubitare della sua esistenza) faceva piano piano capolino e mi rendevo conto sempre di più di non sapere una cippa di bambini.
Ho sempre pensato che avrei imparato direttamente con l'esperienza sul campo (mio figlio = cavia), però mi rendevo conto, complice la mammite e il desiderio naturale di sapere accogliere il bimbo al meglio, che un minimo di informazioni non mi sarebbero state inutili. Ed ecco quindi che ho frequentato un corso preparto, di cui rimango una sostenitrice perché è un momento di incontro e confronto in cui esporre un po' di dubbi e di tarli.
A questi corsi si fanno molte domande... Da mamma, quando ti trovi davanti la situazione che generava il tuo dilemma ante parto, ti ricordi dell’ostetrica che ti teneva il corso e capisci perché le sue risposte erano così vaghe e non ti soddisfavano mai pienamente: semplicemente erano disperatamente senza risposta.
Come ad esempio “cosa faccio se il bambino non smette di piangere" (il pianto era il mio principale pensiero-fonte di dubbio); una volta arrivata la bimba scopri che una regola non esiste e che una cosa giusta l'ostetrica te l'aveva detta "tuo figlio è unico, il tuo rapporto con lui è unico" mentre la seconda parte "vedrai che capirai a riconoscere il suo pianto e a capire cosa vuole già dopo un paio di settimane" questa no, non è vera. Io adotto ancora oggi, dopo 3 mesi, la tecnica dell'andare a TENTONI, tecnica lecita non solo per chi come me è alle prime armi. D'altronde non parlano e quando hai portato a casa tuo figlio il libretto di istruzioni non te l'hanno lasciato. Nel mio caso ho solo capito che il pianto più forte, quello isterico, è il pianto da fame. Il resto è variabile e avvolto in un alone di mistero perché lei, come tutti i bambini, cambia ogni giorno, ti spiazza sempre e ti fa ricominciare da capo quando ti sembrava di avere finalmente capito qualcosa. Per fortuna però c'è la mammite che ci sostiene e che, se anche sbagliamo al primo colpo, ci sostiene nei tentativi successivi e ci fa ricordare gli sbagli precedenti.